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sabato 18 ottobre 2014

U2 "Songs of innocence"




E dopo un mese, eccoci di nuovo qua a parlare di “Songs of innocence” degli U2. E' scaduta l’esclusiva della Apple e negli altri canali arriva la versione “Deluxe”, che Apple non avrà per un mese. Contiene un secondo CD con 11 canzoni aggiuntive.
La prima cosa da dire è che, dopo un mese di ascolti, l’album “vero” regge, almeno per quello che mi riguarda. Non ho cambiato idea su quanto scrissi a caldo nella recensione di un mese fa. E’ un buon album, meglio degli ultimi, con buone canzoni, qualche caduta di tono (meglio la seconda parte), che verrà ricordato soprattutto per la forma più che per la sostanza.
La seconda cosa da dire è che il momento di buona forma musicale è confermato da questo secondo CD. Uguale e diverso a partire dalla copertina - una foto in bianco e nero di Larry Mullen che abbraccia e protegge il figlio, un richiamo rivisitato ai tempi di "Boy", così come la copertina della versione digitale richiamava l'era in cui la musica girava su vinili "white label". Il doppio CD contiene il disco originale, più un secondo dischetto con due canzoni inedite, due versione alternative, 6 versioni “acustiche” e una ghost track, “Invisible” (la canzone pubblicata e regalata lo scorso gennaio dopo il Superbowl).



Le canzoni inedite: ”Lucifer's hands” è un rock dritto, riconoscibile fin dal primo riff, sulla falsariga di “Volcano”. "The crystal ballrooom” è l’altra faccia di “Songs of innocence”, quella più anni ’80, sintetizzatori e una chitarra che c'è, ma in secondo piano. Un filo sotto alle canzoni del disco, ma non male. Le versioni alternative non stupiscono: “The troubles”, per me, rimane la miglior canzone dell’album, ma in questa versione perde parecchio senza la voce di Likke Li. Il mix alternativo di “Sleep like a baby tonight” è buono, ma non così diverso dall’originale.
A lasciare il segno sono, i sei brani “acustici”. Tra virgolette, perché l’unica versione puramente acustica è la “busker version” di “The miracle”, suonata con un paio di chitarre (e battiti di mani, da suonatori di strada, appunto). Le altre cinque versioni invece sono rielaborazioni “unplugged”, nel senso originario del termine: minimali, con piano e archi (“Every breaking wave”, “Song for someone”), chitarre e archi (“Cedarwood road”), chitarre e percussioni e fiati (“Raised by wolves”, ancora più bella in questa versione, se possibile). “California”, che nella iperprodotta versione originale era la canzone più debole del disco, qua funziona notevolmente meglio, in tutta la sua semplicità. E’ la solita vecchia legge della musica: una canzone è forte quando funziona anche in versione spogliata e minimale. Questo volevano dimostrare, e ci sono riusciti. Potevano solo osare di più, e fare una versione acustica di tutto il disco.